Dazi USA-UE: tregua temporanea per aprire la strada alla negoziazione. L’analisi di Confartigianato: "Serve una politica europea forte a tutela delle nostre imprese"
Dopo mesi di tensioni e misure protezionistiche incrociate, si apre uno spiraglio nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. La decisione degli Stati Uniti di ridurre, per un periodo di 90 giorni, i dazi sulle importazioni dall’UE dal 25% al 10% rappresenta un primo passo verso la negoziazione di un accordo stabile. Una linea che Confartigianato ha ribadito con forza anche nell’incontro con il Governo lo scorso 8 aprile, chiedendo di privilegiare il dialogo rispetto alla logica dello scontro commerciale.
Resta invece molto teso il fronte tra Stati Uniti e Cina, con dazi reciproci che in alcuni casi superano la soglia del 100%, alimentando una guerra commerciale dagli effetti globali.
È quanto emerge dal report “Guerra dei dazi – Key Data” pubblicato oggi dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che analizza nel dettaglio i numeri e gli scenari legati al conflitto commerciale in corso.
Secondo l’analisi di Confartigianato, l’Unione Europea ha in mano carte negoziali di assoluto rilievo, in particolare nel settore dell’energia e della difesa. Gli Stati Uniti rappresentano infatti il primo fornitore di materie prime energetiche per i Paesi UE, con esportazioni di petrolio, gas naturale e carbone che nel 2024 hanno raggiunto i 64,9 miliardi di euro, superando anche la Norvegia (64,6 miliardi di euro).
Un altro tema sensibile riguarda la difesa: gli Stati Uniti hanno fornito il 63% degli acquisti europei in questo settore tra l’inizio della guerra in Ucraina e giugno 2023. Anche il commercio di servizi evidenzia un forte squilibrio: nel 2023 l’UE ha registrato un deficit record di 108,6 miliardi di euro nei confronti degli Stati Uniti.

Il report di Confartigianato evidenzia anche l’impatto dei dazi sull’export italiano verso gli Stati Uniti, con forti differenze territoriali. Se Lazio (+36,6%) e Toscana (+12,3%) registrano incrementi a doppia cifra, altre regioni manifatturiere come Lombardia (-3,6%), Veneto (-4,1%) e Piemonte (-7,3%) segnano una contrazione delle esportazioni.
In Emilia-Romagna si osserva un leggero aumento (+0,5%), ma è proprio in questa regione, cuore della Motor Valley, che i dazi sul settore automotive rischiano di colpire più duramente.
La guerra dei dazi, secondo Confartigianato, non solo penalizza le esportazioni, ma mette a rischio occupazione e investimenti, aggravando la crisi della manifattura e frenando l’innovazione. Le imprese sono chiamate a reagire diversificando i mercati di sbocco e invocano una politica fiscale espansiva da parte dell’UE, capace di superare rigidità normative che ostacolano la crescita.
Tra i principali effetti collaterali della guerra dei dazi vi è la spinta inflazionistica, con possibili ripercussioni sulla politica monetaria europea che potrebbe rallentare la discesa dei tassi d’interesse, compromettendo ulteriormente la propensione a investire.
"Questa tregua apre una finestra di opportunità che non possiamo permetterci di sprecare" — ha dichiarato Stefano Trabucchi — "Il nostro sistema produttivo, fatto di piccole e medie imprese, ha bisogno di stabilità nei rapporti commerciali internazionali per poter programmare investimenti e crescere sui mercati esteri. Serve un’Europa più autorevole nei negoziati internazionali, capace di difendere gli interessi delle imprese artigiane e manifatturiere che rappresentano l’ossatura economica dei nostri territori. Non possiamo subire passivamente guerre commerciali che mettono a rischio lavoro, innovazione e sviluppo. È urgente costruire un’azione coordinata tra istituzioni, sistema associativo e imprese per garantire competitività e tutela del made in Italy."