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Materie prime/3 - Care a introvabili: ecco i settori che rischiano lo stop forzato

11-05-2021 11:27

Ufficio Stampa

Tutte,

Materie prime/3 - Care a introvabili: ecco i settori che rischiano lo stop forzato

Terza e ultima puntata dell'indagine dedicata alla spinosa questione delle materie prime.Dal legno alla plastica passando per i semiconduttori, sono s

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Terza e ultima puntata dell'indagine dedicata alla spinosa questione delle materie prime.

Dal legno alla plastica passando per i semiconduttori, sono sempre di più i materiali difficili da recuperare e, di conseguenza, cari.

Le previsioni degli esperti sono confermate: le supply chain soffrono

 

Cesare Pozzi e Fabio Montobbio, che rispettivamente insegnano Economia Industriale alla Luiss di Roma e all’Università Cattolica di Milano, lo avevano preannunciato nella seconda puntata dell'inchiesta: il fenomeno del rincaro delle materie prime è una somma di cause che richiede soluzioni a livello globale. Economiche e politiche insieme. In caso contrario, il fenomeno si gonfierà fino al rischio di diventare incontrollabile.

Le previsioni, anche quelle che possono sembrare catastrofistiche, hanno sempre un fondo di verità. Perché quello che a fine anno sembrava essere un “semplice” problema dei prezzi, nei mesi si è trasformato in un problema di approvvigionamento. Le supply chain globali non sono riuscite a riorganizzarsi e hanno creato una falla nel sistema. A tal punto che le materie prime, ora, non sono solo scarse ma addirittura preziose. E se preziose non lo sono ancora tutte, la loro continua ascesa sta già incidendo sui prezzi al consumo.

IL FERMO MACCHINE E LA CASSA INTEGRAZIONE
Le imprese si fermano momentaneamente e chiedono la cassa integrazione per sostenere l’arresto dovuto alla mancanza di materiali, semilavorati, componentistica: il lavoro c’è; quello che serve per produrre, manca. E manca nelle filiere dell’automotive, del legno-arredo, della plastica, della meccanica, delle costruzioni, della chimica, della carta. Il vasto oceano delle materie prime si sta lentamente prosciugando: i fornitori che ancora hanno a disposizione i rifornimenti per riempire qualche container, si concedono a peso d’oro.

 

IL PICCO DELLA CRISI: SE SI ROMPE UN ANELLO SI ROMPE TUTTA LA CATENA
Il comparto delle materie prime ha chiuso il 2020 con listini in continua risalita. Il rame ha fatto +68%, il nichel e lo zinco +51%, l’alluminio secondario (indispensabile per l’industria dell’auto) ha registrato un’impennata dell’80% dal mese di marzo. Il minerale di ferro, invece, registra +70% e due punti percentuali in meno fa il rottame ferroso. In questo balletto, dove non sono esenti speculazioni finanziarie, le filiere imprenditoriali sono imprigionate nelle catene dell’approvvigionamento: se aumentano i prezzi per l’industria siderurgica, aumentano anche quelli dei produttori di laminati. E’ sufficiente un altro dato per rendersi conto di quanto l’intero sistema rischi il collasso: con il corrispettivo incassato dodici mesi fa dalla vendita di un chilo di rame, oggi si acquistano 560 grammi dello stesso materiale. Da inizio 2021 l’aumento è stato del 21%.

 

AUTOMOTIVE
La sempre minore disponibilità dei semiconduttori sta portando la filiera dell’auto a stop improvvisi. Niente macchine significa nessuna risposta alla richiesta dei clienti. Volkswagen produrrà 100mila auto in meno in un trimestre; Ford ha sospeso per un mese la produzione nei suoi stabilimenti tedeschi e negli Stati Uniti ridurrà i turni di lavoro. La General Motors ha chiuso i cancelli di alcuni suoi stabilimenti per una settimana e più. Così si è fatto a Melfi, nei reparti produttivi della Stellantis: Cig per una settimana perché componentistica per auto non ce n’è più.

 

PLASTICA
Manca la plastica, ma non per un improvviso spirito ecologista incoraggiato dalle politiche green dell’Unione Europea. Anzi, secondo le valutazioni di alcuni imprenditori di Confartigianato Varese, l’aumento del costo della plastica si è fatto subito sentire a ridosso del primo lockdown: l’accelerazione nella produzione di pannelli divisori in plexiglass aveva acceso i primi timori sui rincari. Anche in questo caso, i fermi-produzione sono quasi inevitabili. Ma qui il punto diventa ancora più critico, perché la plastica – in tutte le sue più diverse derivazioni – serve per le forniture per imballaggi alimentari e per il comparto medico-farmaceutico (siringhe per i vaccini comprese).

LEGNO
Questa “tempesta perfetta”, dove gli ordini ci sono ma non si possono rispettare i tempi delle commesse, ha coinvolto anche il settore del legno. Dove non solo le merci vengono consegnate con grandi ritardi ma, addirittura, non si è più in grado di acquisire nuovi ordini. A cascata, tutta la filiera è pienamente coinvolta: chi produce bordi per pannelli in Abs (polimero termoplatico), gli importatori di legname e chi si occupa di imballaggi e pallet (il legno qui registra un rincaro del 30%), chi produce mobili e chi imbottiti, perché qui servono poliuretani e metalli. Infine, ci sono i produttori di arredi che devono assemblare materiali diversi. Il prezzo delle vernici ha subito un aumento che va dal 12 al 14%.

 

EDILIZIA
In questa salita delle materie prime, nessuna impresa corre da sola. E così accade anche nel settore delle Costruzioni dove il +40% dei polietileni, il +16% dei materiali termoisolanti, il +14,6% dei materiali per gli impianti e l’aumento del bitume in una forbice tra il 35 e il 40% trascina le imprese verso il fallimento (3. FINE).

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