Confartigianato Alimentazione alza la voce per la discriminazione del settore, inibito a vendere i prodotti di Pasqua.
Secondo il Presidente nazionale di Confartigianato Alimentazione Massimo Rivoltini “siamo ancora in tempo, ma occorre una decisione rapida”
Niente uova, colombe e specialità di pasticceria artigiana sulle tavole pasquali. Ne vieta la vendita un’interpretazione governativa del Dpcm 11 marzo 2020 in materia di contenimento dell’emergenza Covid-19 in base alla quale le imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso la modalità di asporto che è consentita invece ad altre attività.
«Si tratta di una palese discriminazione - afferma Massimo Rivoltini, Presidente di Confartigianato Alimentazione - verso le imprese artigiane di produzione di pasticceria che nelle prossime festività pasquali non potrebbero, secondo delle disposizioni illogiche, vendere la loro produzione dolciaria quali colombe, uova di cioccolata e le altre prelibatezze artigianali. Mentre invece sarebbe consentito ai negozi al dettaglio di poter collocare alla vendita gli analoghi prodotti prevalentemente di produzione industriale. In questo modo si privano i consumatori della libertà di poter scegliere sul mercato i prodotti che consapevolmente preferiscono».
Secondo Confartigianato, lo stop alla produzione e vendita delle pasticcerie rappresenta un'assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione ai quali è invece permessa la commercializzazione di prodotti dolciari.
Confartigianato ha stimato che alle 24mila imprese di pasticceria e gelateria, il 70% delle quali artigiane, con 74mila addetti, la chiusura ad aprile provoca perdite per 652 milioni di euro, tra mancato fatturato e perdite legate ad deperimento delle materie prime acquistate precedentemente alla sospensione forzata.
La Confederazione si è rivolta a Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, sollecitando un intervento tempestivo che faccia chiarezza nelle interpretazioni governative, stabilisca omogeneità di applicazione delle norme in tutto il territorio ed eviti incomprensibili disparità di trattamento tra attività con Codici Ateco diversi ma produzioni simili.
«Siamo i primi – aggiunge Rivoltini – a rispettare le regole per difendere la salute dei cittadini. Ma non accettiamo un’interpretazione della norma che si traduce in una palese ed assurda penalizzazione delle nostre produzioni a vantaggio di altre tipologie di prodotti di pasticceria. Così si colpiscono le nostre aziende e si nega libertà di scelta ai consumatori».
«Auspichiamo – conclude il presidente di Confartigianato Alimentazione – che a fronte di questa nostra denuncia ci sia da parte degli organi amministrativi competenti una giusta riconsiderazione delle indicazioni fornite nel pieno rispetto degli obblighi a tutela della salute pubblica ma che non penalizzino così fortemente una intera categoria e nel contempo gli stessi consumatori».
«Siamo ancora in tempo, ma la decisione deve essere rapida altrimenti molte imprese saranno messe in ginocchio. Non possiamo più attendere!»