Confartigianato analizza la novità degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale per le imprese
Dopo 26 anni di onorato, e spesso criticato, servizio, il 2019 dà l’addio agli Studi di settore e apre l’era degli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA), una sorta di rivoluzione copernicana, o almeno così dovrebbe essere, nei rapporti tra imprese e Fisco, che interessa 3.5 milioni di contribuenti italiani.
Gli Isa – introdotti con il Dl 59/2017 – sostituiscono infatti la vecchia logica delle “comparazioni” con il nuovo principio degli “indici”, attraverso un metodo che non solo consente l’emissione della cosiddetta “pagella dell’imprenditore”, altrimenti detta “rating fiscale” del contribuente, ma che aiuta l’imprenditore ad effettuare un’analisi della propria azienda al fine, qualora si renda necessario, di migliorarla dal punto di vista della gestione e dell’organizzazione.
Almeno nelle intenzioni, insomma, oltre il Fisco c’è di più. E c’è anche molto su cui le imprese dovranno lavorare per arrivare a comprendere, fino in fondo, le chance offerte dai nuovi Indici (153 in tutto contro i 193 vecchi studi di settore).
«Un cambiamento sostanziale al quale avvicinarsi con attenzione e con la consapevolezza che siamo di fronte a due modelli di analisi completamente differenti» spiega il Presidente di Confartigianato Cremona Massimo Rivoltini. Gli Isa, infatti, esprimono su una scala da 1 a 10 il grado di affidabilità fiscale riconosciuto a ciascun contribuente per consentire, sulla base dei risultati ottenuti, di provvedere a una integrazione dei ricavi per incrementare il proprio punteggio in caso di rating basso. Oppure di accedere ad appositi regimi premiali qualora la valutazione risulti alta (sicuramente superiore a 6, meglio se più alta di 8).
«Proprio per il sistema applicativo che differenzia i vecchi studi di settore dai nuovi Isa, potrà anche succedere che una posizione ritenuta congrua dagli studi di settore riservi un punteggio negativo nella scala di affidabilità fiscale degli Isa. E viceversa». Il motivo sta nelle differenze tra i due strumenti: se gli studi stimavano la congruità dei ricavi e dei compensi del contribuente in relazione alla gestione dell’attività, comparata con soggetti strutturalmente analoghi, gli Isa si comportano in modo diverso. E stimano l’affidabilità in relazione a una serie di indici (definiti di affidabilità e di anomalia) che insieme contribuiscono all’esito di voto finale.
«E’ dentro questo nuovo mondo, peraltro non testato sperimentalmente ma avviato subito alla fase operativa, che entreranno le imprese – aggiunge il Presidente di Confartigianato Cremona –. Noi siamo pronti, con i nostri esperti fiscali, a supportare le aziende impegnate in un salto che le investirà a 360 gradi».
Il cambiamento sarà, quindi, per tutti un impatto importante, anche per le differenze che potranno emergere inizialmente e ai correttivi che gli imprenditori dovranno adottare, non senza parecchie incertezze; il tutto posticipato con il Decreto Crescita, attraverso la proroga al 30 settembre della scadenza fissata per i versamenti delle imposte. «Ma resta, per le aziende, la necessità di avere, sin d’ora, più certezze di quante in realtà ne siano state date – conclude Rivoltini –. Anche per questo il mese di settembre sarà più “caldo”, forse, di questo luglio bollente».